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Aprile 2014
La Cernia
Nello Cataudo
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Cernia
Nome comune Cernia comune (o Cernia bruna)
Specie Epinephelus marginatus
Genere Ephinephelus
Famiglia Serranidi
Ordine Perciformi
Dati morfologici:
Peso massimo 60 Kg
Peso medio --
Lunghezza massima 150 cm
Durata della vita 50-60 anni circa
Il genere di questi pesci comprende oltre 100 specie, ed è più diffuso nei mari tropicali rispetto a quelli temperati. Quelle presenti nel nostro Mar Mediterraneo sono però appena 6: la cernia comune, la cernia dorata, la cernia rossa, la cernia gigante, la cernia bianca e la cernia di fondale, che vive quasi sempre su fondali superiori ai 90mt. Lungo la nostra penisola, per il fatto di avere una certa predilezione per le acque temperate, queste le possiamo incontrare con maggiore frequenza nei mari del sud piuttosto che in quelli del nord.
Il nome trae origine dall’antica lingua greca, che significava “nuvoloso”. Questo appellativo pare le sia stato dato per via delle numerose macchie chiare distribuite su tutto il suo corpo.
La cernia è un pesce ermafrodita proterogino. La maturità sessuale viene raggiunta intorno ai 3 anni. In questa prima fase della sua vita le cernie iniziano ad essere quasi tutte di sesso femminile, ma poi quando raggiungono un’età di circa 10-12 anni diventano di sesso maschile
E’ di abitudini molto solitarie e sedentarie, tanto che, specialmente da adulta, una volta eletta a dimora una determinata zona di fondale, vi può rimanere anche per diversi anni senza allontanarsene. Il suo Habitat preferito è composto da fondali rocciosi, ma la si può trovare anche su fondali misti di roccia sabbia e posidonia. La sua tana è in genere costituita da stretti e contorti cunicoli difficilmente accessibili, dove si rifugia al minimo segno di pericolo, e dai quali può anche cacciare in agguato, in attesa che qualche preda le passi a tiro. Il suo alimento preferito è costituito da cefalopodi, ma non disdegna molluschi e crostacei.
Morfologia
Ha il corpo massiccio e tozzo, marcatamente compresso ai lati. La coda si presenta anch’essa di grandi dimensioni, con un margine quasi verticale e i bordi tondeggianti. Le squame, di tipo ctenoide, sono piccole e ricoprono tutto il corpo del pesce, testa compresa. Quest’ultima è enorme. La bocca, molto ampia, è dotata di premascellari protrattili. I denti, sono disposti su più serie. Sono piccoli ma numerosissimi e acuminati, e sono inclinati verso la parte interna della bocca. Sono presenti, oltre che sulle mascelle, anche su altre zone della cavità orale. Questa caratteristica è comune anche agli altri pesci appartenenti alla famiglia dei serranidi. Infatti il nome deriva dal latino serra (sega), per il fatto che ricordano la lama di una sega. La pinna dorsale è unica e lunga. E’ sorretta nella metà anteriore da raggi spinosi e in quella posteriore da raggi molli. La pinna anale ha la stessa struttura della dorsale ma è lunga circa la metà. Inoltre i raggi spinosi presenti nella prima parte sono appena 3, contro gli 11-13 della dorsale. Le pinne laterali sono inserite subito dopo l’opercolo, e sulla stessa linea, ma appena più sotto, si trovano le ventrali. Tutte e 4 sono ampie e di forma tondeggiante.
La colorazione è molto variabile e può assumere determinate caratteristiche a seconda della specie. Possiamo comunque affermare che è generalmente abbastanza vivace negli individui giovani, e che tende poi al bruno-grigiastro negli individui adulti. Su tutte le specie di cernie, oltre alla presenza delle numerose macchie chiare sul corpo, possiamo anche annoverare, come comune caratteristica, le particolari orlature chiare che corrono lungo i bordi di tutte le pinne
Pesca
In tempi passati questo pesce era diffuso un po’ dappertutto nel Mediterraneo, ma con il passare del tempo è stato costretto a rifugiarsi a profondità sempre maggiori, sia a causa dell’inquinamento delle nostre coste, che dell’intensa azione di pesca di cui è oggetto.
Dalla superficie, diverse sono le tecniche di pesca per insidiarlo. Fra queste possiamo annoverare la traina di fondo, il bolentino e il vertical jigging.
Le esche ideali sono il totano e il calamaro, le seppie, i polpi. Fra le esche artificiali (per la traina) sono ottimi i minnow affondanti dai 13 ai 18 cm di lunghezza
Per quanto riguarda la traina di fondo occorre condurre l’azione ad appena un paio di metri dal fondale. Ciò presuppone la perfetta conoscenza del tratto di mare dove stiamo facendo transitare le nostre esche. Di grande ausilio è in questi casi l’utilizzo dell’ecoscandaglio.
Le tecniche del bolentino e del vertical jigging prevedono invece un’azione di pesca a natante fermo, sulla verticale del posto dove si presuppone sia la tana del pesce, confidando nel fatto che questi, per via della sua sedentarietà, stia attendendo nelle immediate vicinanze, che qualcosa le passi a tiro.
Pur essendo facile “agganciare” qualche cernia qualora si riesca a metterle davanti al muso qualche boccone, non è detto che sia scontato salparla in barca. Questa tende quasi sempre ad intanarsi subito dopo aver inghiottito l’esca. Se il pescatore non è abbastanza veloce e fulmineo nell’azione della ferrata e recupero e gli fa guadagnare la via di casa, poi è quasi impossibile farla uscire. Infatti, una volta dentro, si gonfia con la potente muscolatura di cui è dotata incastrandosi dentro gli anfratti, tanto che risulta impossibile tirarla fuori con la forza.
Occhio dunque alle canne, tempismo e, …nervi sardi!
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